giovedì 26 febbraio 2015

La tomba solitaria di Yogurt "Fresa" Shultz

Questa è una storia a metà tra il fragoloso e l'acido.

Olim erat uno yogurt alla fragola con scadenza venti febbraio duemilaquindici; uff, è così in là che prima che sia il venti ne ho già mangiati altri duemilaquindici, pensò quello che lo comprò.
Così lo portò in casa, e lo mise sul suo ripiano del frigo insieme ad altri suoi tre amici fragolosi (sono pacchetti da 4 yogurt) e a un po' di altre cose: salumi, formaggi, latte, persino un pochino ino ino di frutta.
Le foglie cadono, gli inverni passano e lui vede gli altri a poco a poco sparire, il ripiano popolarsi di nuovi arrivati, e così via in quello che lui definì Il grande cerchio della vita frigorifera; dal momento che quasi tutti in frigo erano più giovani di lui, nessuno sapeva che quella frase l'aveva presa da uno dei film che amava guardare nelle lunghe notti a 4 gradi C, per cui passava anche un po' come filosofo agli occhi degli altri.
Le prime volte che la porta del frigo si apriva, sperava che fosse il suo turno; dopo due settimane, la luce che si accendeva divenne per lui solamente fastidiosa. Si rintanò in un silenzio meditabondo, abbandonato a poco a poco da tutti, in un angolo dietro al cartone del latte.
Scadde una mattina ventosa di febbraio, ma fece finta di nulla: rimase al suo posto, schiena dritta e petto in fuori con la scritta Fresa in bella mostra, si sa mai che qualcuno lo vedesse.
Intanto, qualcosa dentro di lui cambiò: i giorni passavano, e sentiva dentro di sè una specie di evoluzione, qualcosa che lo rendeva diverso: nello spirito, nella consistenza ma soprattutto nell'odore.
Rimase sempre più solo, il ripiano a poco a poco si svuotò di tutto e tutti; finchè una sera di fine febbraio qualcosa accadde.
Quando le ultime speranze stavano abbandonando, venne preso all'improvviso da una mano curiosa, e prima che se ne rendesse conto, venne aperto, odorato, assaggiato e nel giro di poco, buttato.
Lui non lo seppe mai, ma di fragoloso aveva ancora ben poco a parte l'etichetta: si era infatti tramutato in un vero e proprio prodotto caseario a media stagionatura.
Nel baratro plastico in cui cadde, ritrovò alcuni amici che aveva visto poco tempo prima in frigo, i quali lo accolsero come un vecchio amico, sollecitandolo a raccontare anche la sua esperienza, come tutti facevano non appena arrivati lì: con tutta la dignità di un eroe di guerra, si alzò in piedi e si fece spazio tra bucce d mandarini e gusci di uova rotti, e schiaredosi la voce incominciò:
Olim erat...

Stasera rendo omaggio al vasetto ignoto, un eremita al fresco; non ho mai messo foto in bianco e nero, ma in questo caso rende bene la drammaticità della scena:


e dedico pure una canzone alla sua anima rock e maledetta, senza paura.


Ps: domani è il mio ultimo giorno in questo appartamento, ecco perchè il mio ripiano si è svuotato a poco a poco in questi ultimi giorni; non ho più fatto spesa per finire tutto quello che c'era, ma mi ero dimenticato di quel vasetto; l'ho visto stasera finendo il latte, che punk che sono.
Beh, abbiamo più o meno vissuto in questo posto per tanto tempo uguale.
Mentre lo assaggiavo mi è venuta in mente quella scena di Notting Hill:

Spike: C'è qualcosa di strano in questo yogurt.
William: Non è yogurt, è maionese.
Spike: Ah, allora è buona!

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